Approfondimento | La plastica al tempo della sostenibilità ambientale
L’Europa regolarizza il commercio di plastiche “monouso” e avvierà un processo di maggior riciclo e sensibilizzazione sulla materia
In questi ultimi mesi i concetti di sostenibilità, economia circolare e impatto ambientale sono diventate parole usate quotidianamente dalla stragrande maggioranza dei mass media, delle aziende produttrici e dei consumatori.
I motivi sono molteplici e diversi tra loro, ma il denominatore comune può essere ricondotto a una sensibilità maggiore all’ambiente che ci circonda e l’effetto che il nostro comportamento ha su di esso.
La plastica, in particolare, ha cominciato a rivestire un ruolo sempre più scomodo nella nuova “sensibilità ambientale”: numerosi spazi su tv, giornali e social network trattano temi come le plastiche “oceaniche”, le microplastiche ingerite da pesci, uccelli e mammiferi, la dipendenza di fonti non rinnovabili per la sua fabbricazione e il volume che occupano tali rifiuti nell’ambito domestico e industriale.
Dopo aver raccolto una serie di feedback da diverse ONG, associazioni consumatori, l’Europa ha deciso di intervenire drasticamente sull’argomento elaborando una direttiva volta a regolare la commercializzazione di molti tipi di prodotti plastici. La Direttiva è stata approvata dal Parlamento Europeo il 27 marzo scorso e pubblicata(1) il 12 giugno sulla gazzetta ufficiale dell’Unione Europea (DIRETTIVA (UE) n. 2019/904 sulla riduzione dell’incidenza di determinati prodotti di plastica sull’ambiente).
I concetti principali di questa direttiva sono sinteticamente:
- il divieto di produrre e vendere oggetti in plastica per “singolo uso” quali per es.
- bicchieri,
- posate,
- piatti,
- cannucce;
- l’obbligo di produrre e vendere imballaggi in plastica progettati in maniera tale che i relativi tappi rimangano attaccati alla confezione per tutta la durata dell’uso;
- l’obbligo di produrre imballaggi il cui contenuto di plastica riciclata sia almeno del 25% (entro il 2025) e del 30% (entro il 2030).
Riguardo quest’ultimo punto è necessario ricordarsi però che l’attività di recupero delle plastiche, per quanto ecologicamente fondamentale, è un tema scientifico estremamente delicato: all’interno delle plastiche smaltite (che poi potranno venire recuperate) spesso sono presenti sostanze chimiche bandite o ristretto l’uso a livello Europeo in quanto particolarmente pericolose. Se da una parte non possiamo che approvare una riforma del genere in linea anche con i principi dell’economia circolare, dall’altra bisogna prendere atto che il recuperatore di plastica dovrà aumentare considerevolmente il livello di attenzione non solo nella scelta dei rifiuti ma soprattutto nel controllare e monitorare i processi aziendali che portano al recupero. Anche il mondo dei produttori di articoli in plastica non può rimanere a guardare tali cambiamenti e deve pertanto prepararsi a rivoluzionare completamente il loro modo di concepire il loro portfolio prodotti sia in termini di design sia in termini di sicurezza del prodotto per il consumatore. La presenza di plastica riciclata nel prodotto finale è senza ombra di dubbio un grandissimo passo avanti per la sostenibilità ambientale ma richiede molti sforzi in più per garantire comunque alti standard di sicurezza per il consumatore.
Approfondiremo tale tema in maniera più tecnica nei prossimi giorni, pertanto vi invitiamo a restare aggiornati sugli ulteriorei sviluppi (per iscriversi alla nostra newsletter Normachem Informa cliccare qui).
Fonte: Eur Lex
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