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Sicurezza prodotto

Attribuzione codici TARIC specifici per le sostanze in Autorizzazione REACH

La commissione europea richiede nuovi codici doganali per riconoscere le sostanze in autorizzazione.

Quando si parla di Taric ci si riferisce alla Tariffa Integrata delle Comunità, la quale si basa sulla c.d. nomenclatura combinata ossia un codice numerico utilizzato dalla Commissione e dagli Stati membri per l’applicazione delle misure comunitarie relative alle importazioni e alle esportazioni dalla Comunità.

Recentemente la Commissione Europea ha richiesto di effettuare la generazione di nuovi codici univoci nell'ambito del sistema Taric per avere maggiori informazioni inerenti alle sostanze da allegato XIV del Regolamento REACH.

Pertanto, tutte le aziende che importano prodotti nell'Unione Europea contenenti tali sostanze dovranno fornire informazioni circa i prodotti chimici nei loro documenti doganali.

La misura fa parte di un'iniziativa della Commissione volta a garantire una migliore integrazione tra il regolamento REACH e le disposizioni doganali.

L’esigenza nasce dalle difficoltà riscontrate finora dalle autorità doganali nel controllare l’eventuale presenza di sostanze dell'allegato XIV, controllando i codici taric assegnati. Questo perché più sostanze sono spesso incluse in un unico codice doganale.

Dunque, con le modifiche apportate ogni sostanza o gruppo di sostanze da allegato XIV possiede ora un codice specifico, così sarà più semplice eseguire i controlli e fornire eventuali informazioni richieste da parte di un'autorità nazionale di controllo inerenti ispezioni REACH nell’ambito europeo.

La Commissione sta inoltre lavorando per integrare nel sistema Taric anche le sostanze inserite in allegato XVII - elenco delle sostanze soggette a restrizioni.

Esistono vari progetti in corso riguardanti la connessione tra il regolamento REACH, le dogane e il controllo dell'applicazione nell'UE. Questo autunno l'esecutivo dell'Unione dovrebbe lanciare una gara d'appalto per uno studio che analizzerà l'integrazione del REACH nelle procedure doganali dell'UE. Lo studio dovrebbe iniziare nel primo trimestre del 2020 e avrà una durata di 16 mesi.

All'inizio del mese di dicembre è stato pubblicato un rapporto su un progetto pilota dell'Enforcement Forum inerente alla presenza di sostanza SVHC in articoli. I risultati hanno messo in luce come nella maggior parte dei casi mancavano informazioni relative alle SVHC. Gli ispettori hanno esaminato 682 articoli forniti da 405 aziende, trovando SVHC nel 12% delle merci.

Nel frattempo, ECHA ha sviluppato un database sugli articoli che contengono sostanze SVHC di Candidate List, un obbligo normativo derivante dalla modifica della Normativa Quadro sui Rifiuti (WFD - Waste Framework Directive). In base a quanto previsto da tale testo legislativo tutti i fornitori di articoli che contengono una o più sostanze incluse nella Candidate List (SVHC-CL) dovranno fornire informazioni sull'uso sicuro notificando tali dati ad ECHA in un apposito database. Tale nuovo database è stato denominato SCIP. Il “prototipo” del database è previsto per l’inzio del 2020.

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