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Ambiente

Rinviata a gennaio 2024 la "Plastic Tax" in Italia

In Spagna, invece, il pagamento della tassa è divenuto un obbligo a partire dal 1° gennaio 2023

Il 1° gennaio 2023 era prevista l’entrata in vigore in Italia, della tassazione sui MACSI ossia i manufatti di singolo impiego realizzati (anche in misura parziale) con materie plastiche e usati per proteggere, contenere, manipolare o consegnare merci o prodotti alimentari. Il 29 dicembre 2022 il Governo ha reputato di dover rinviare il pagamento di tale imposta ancora di un anno. Si prevede che la nuova entrata in vigore sarà quindi per il 1°gennaio 2024.

Nulla del testo di legge originario è stato cambiato, se non per l’appunto la data di entrata in vigore; pertanto rimane l’obbligo di pagamento della tassa per tutti i MACSI esclusi quelli in plastica compostabile, i dispositivi medici e i MACSI adibiti a contenere e proteggere preparati medicinali.

Sono tenuti a pagare l’imposta:

  • i fabbricanti, in relazione ai MACSI realizzati nel territorio nazionale;
  • l’acquirente nell’esercizio dell’attività economica, in relazione ai MACSI provenienti da altri Paesi dell’Unione Europea;
  • il cedente, qualora i MACSI siano acquistati da un consumatore privato;
  • l’importatore, in relazione ai MACSI provenienti da Paesi terzi;
  • il committente, vale a dire il soggetto residente o non residente nel territorio nazionale, che intenda vendere MACSI, ottenuti per suo conto in un impianto di produzione, ad altri soggetti nazionali.

La Plastic Tax è una tassa che la Comunità Europea ha imposto a tutti i Paesi dell’Unione. Ogni Paese è infatti tenuto a pagare 0,80 € per ogni kg di plastica vergine immessa sul mercato. Lo scopo di tale tassa è chiaro: abbattere la produzione di plastica e spingere ad un’economia quanto più possibile circolare e sostenibile. Ad ogni stato membro la Comunità Europea ha lasciato libera scelta su come provvedere a rifondere i costi di questa imposta; vi sono Paesi come la Francia che attualmente non prevedono tassazioni interne o Paesi come la Spagna per i quali il pagamento di questa imposta è entrata in vigore proprio il 1° gennaio 2023.

La normativa spagnola è molto simile a quella italiana, e prevede il pagamento di una tassa pari a 0.45€ kilogrammo di plastica vergine immessa nel mercato.

Il pagamento di tale tassa si applica ai contenitori in plastica non riutilizzabile, con alcune esenzioni, tra le quali, l’esenzione del pagamento della tassa per tutti i contenitori in plastica importati nello Stato spagnolo e che contengono plastica non riciclata per un massimo di 5 chilogrammi ogni mese. La tassa, inoltre, non si applica ai contenitori riutilizzabili, dove per contenitore riutilizzabile s’intende un contenitore pensato e progettato per compiere più circuiti o rotazioni durante il loro ciclo di vita o per essere ricaricati o riutilizzati per lo stesso scopo cui sono stati pensati.

I soggetti interessati al pagamento di tale imposta sono: i fabbricanti, gli importatori e coloro che effettuano acquisti intracomunitari. Se non si rientra in queste categorie di persone giuridiche, il pagamento della tassa non è dovuto è tuttavia possibile che da parte di acquirenti posti nel territorio spagnolo pervengano richieste in merito al quantitativo di plastica riciclata o il quantitativo di plastica riutilizzabile, contenuto nell’imballaggio.

Ricordiamo che tali disposizioni sono in linea con gli obbiettivi che l’Unione Europea si è posta con il Green Deal, tra i quali vi è la riduzione delle emissioni di CO2 per il 2030.

Ci aspettiamo pertanto che anche il nostro Paese faccia la sua parte, incentivando l’utilizzo di plastica riciclata.


Fonte: Gazzetta ufficialeBoletín Oficial del Estado

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