Il rischio chimico delle Stampanti 3D
Una valutazione del rischio associato all’uso delle stampanti tridimensionali
La possibilità di creare rapidamente prototipi e piccoli oggetti, unitamente a una diminuzione del costo e una distribuzione su larga scala, hanno portato le stampanti 3D ad essere oggigiorno uno strumento largamente disponibile (scuole, uffici, case, ecc.).
Risulta necessario perciò, con l’aumento della disponibilità di stampanti tridimensionali porsi domande sulla loro pericolosità, operazione già eseguita per le normali stampanti a toner prima e laser poi.
Una stampante 3D riproduce rapidamente e fisicamente immagini create al computer attraverso una tecnologia che lavora sulla deposizione continua di strati di materiale polimerico.
Attraverso un’estrusione localizzata (tramite ugello) il polimero fuso esce dalla punta della stampante solidificando rapidamente, rendendo così possibile la realizzazione di oggetti tridimensionali.
I materiali più comunemente utilizzati per la realizzazioni degli prodotti tridimensionali sono polimeri quali ABS e PLA.
Recenti studi hanno però mostrato come le stampanti 3D emettano un’elevata quantità di particelle ultrasottili di diametro inferiore ai 100 nm durante il loro funzionamento, con tempi di abbattimento al livello generale e comune di polvere superiore ai 100 minuti. La presenza in aria di queste particelle, vista la dimensione e la pericolosità dei materiali utilizzati, può comportare serie implicazioni per la salute nel sistema respiratorio ma non solo.
Occorre perciò valutare attentamente il rischio associato all’impiego di questo nuovo e innovativo metodo di stampa, vista anche l’assenza quasi abitudinaria di sistemi di aspirazione o filtri all’interno di queste macchine.
Fonte: Normachem
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Risulta necessario perciò, con l’aumento della disponibilità di stampanti tridimensionali porsi domande sulla loro pericolosità, operazione già eseguita per le normali stampanti a toner prima e laser poi.
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Attraverso un’estrusione localizzata (tramite ugello) il polimero fuso esce dalla punta della stampante solidificando rapidamente, rendendo così possibile la realizzazione di oggetti tridimensionali.
I materiali più comunemente utilizzati per la realizzazioni degli prodotti tridimensionali sono polimeri quali ABS e PLA.
Recenti studi hanno però mostrato come le stampanti 3D emettano un’elevata quantità di particelle ultrasottili di diametro inferiore ai 100 nm durante il loro funzionamento, con tempi di abbattimento al livello generale e comune di polvere superiore ai 100 minuti. La presenza in aria di queste particelle, vista la dimensione e la pericolosità dei materiali utilizzati, può comportare serie implicazioni per la salute nel sistema respiratorio ma non solo.
Occorre perciò valutare attentamente il rischio associato all’impiego di questo nuovo e innovativo metodo di stampa, vista anche l’assenza quasi abitudinaria di sistemi di aspirazione o filtri all’interno di queste macchine.
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