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Sicurezza prodotto

Procede senza ulteriori ritardi la progettazione di una nuova legge europea sulla dovuta diligenza per la sostenibilità d’impresa

La Commissione Europea ha adottato una proposta di direttiva che introdurrebbe per alcune aziende l’obbligo di esercitare in modo orizzontale la dovuta diligenza per la sostenibilità d’impresa

Verso la fine del mese di febbraio, la Commissione Europea ha adottato una proposta di direttiva che introdurrebbe per alcune aziende l’obbligo di esercitare in modo orizzontale la dovuta diligenza (due diligence) per la sostenibilità d’impresa. La dovuta diligenza è il processo che consente all’azienda di identificare, prevenire e mitigare gli impatti avversi reali o potenziali nelle proprie operazioni, nella propria catena di approvvigionamento e nelle proprie relazioni. Nell’esercizio delle proprie attività, un’azienda può infatti causare, contribuire o essere direttamente legata a danni di natura sociale e/o ambientale, soprattutto quando le catene di fornitura sono globali e coinvolgono Paesi in cui non è presente una robusta regolamentazione sul rispetto dell’ambiente e dei diritti umani.

Negli ultimi anni, le aspettative degli investitori e della società civile sulla condotta responsabile delle aziende sono aumentate in modo significativo. Da tempo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), le Nazioni Unite (ONU) e altre organizzazioni internazionali raccomandano l’applicazione della dovuta diligenza soprattutto, ma non limitatamente, alle aziende multinazionali. Tuttavia recenti studi hanno dimostrato che le azioni volontarie non hanno portato a risultati efficaci su larga scala. Inoltre nell’Unione Europea si osserva una frammentazione legislativa con requisiti nazionali differenti che disciplinano (o meno) la dovuta diligenza, ostacolando così il mercato interno. Ad oggi solamente due sono i casi in cui la dovuta diligenza è regolamentata in modo armonizzato all’interno dell’Unione: il Regolamento (UE) 995/2010 (Timber Regulation) ed il Regolamento (UE) 2017/821 (Conflict Minerals Regulation), che richiedono alle aziende europee un approvvigionamento responsabile rispettivamente di legname e di certi minerali e metalli. La nuova direttiva introdurrebbe requisiti armonizzati per una dovuta diligenza multisettoriale in relazioni ai rischi ambientali e sociali.

Secondo la Commissione, la direttiva trova una chiara contestualizzazione nell’Agenda 2030 che definisce i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG), da cui discendono molte iniziative legislative dell’Unione, alcune già adottate, altre in fase di studio.

Secondo l’attuale proposta, le aziende direttamente coinvolte sarebbero:

  • aziende europee con più di 500 dipendenti ed un fatturato globale netto superiore a 150 milioni di euro;
  • aziende europee con più di 250 dipendenti ed un fatturato globale netto superiore a 40 milioni di euro, di cui almeno il 50% generato in un settore ad alto rischio;
  • aziende di Paesi terzi che generano nell’Unione Europea un fatturato superiore a 150 milioni di euro;
  • aziende di Paesi terzi che generano nell’Unione Europea un fatturato superiore a 40 milioni di euro, di cui almeno il 50% generato in un settore ad alto rischio.

I settori ad alto rischio identificati sono:

  • la produzione ed il commercio di tessili, pellame e prodotti correlati (come ad esempio calzature);
  • l’agricoltura, la silvicoltura e la pesca (inclusa l’acquacoltura), la produzione di alimenti e il commercio di materie prime agricole, animali, legname, alimenti e bevande;
  • l’estrazione di risorse minerali (inclusi petrolio, gas, carbone, lignite, metalli), la produzione di beni metallici e non metallici (ad eccezione di macchine ed attrezzature), il commercio di risorse minerali e prodotti intermedi (inclusi minerali e metalli, materiali da costruzione, combustibili, prodotti chimici o altri intermedi).

Si tratta quindi essenzialmente di aziende di grandi dimensioni: le attuali previsioni portano a quantificare un impatto diretto su circa 13000 aziende europee e 4000 aziende non europee.

La direttiva prevederebbe una dovuta diligenza basata sui seguenti sei passi, come previsto dalla Guida dell’OCSE sul dovere di diligenza per la condotta d’impresa responsabile:

  1. integrare la condotta d’impresa responsabile nell’ambito delle politiche e dei sistemi di gestione d’impresa;
  2. individuare e valutare gli impatti negativi, effettivi e potenziali, associati alle attività, ai prodotti o servizi dell’impresa;
  3. porre fine a, prevenire e mitigare gli impatti negativi;
  4. monitorare l’implementazione e i risultati;
  5. comunicare su come l’impresa affronta gli impatti;
  6. fornire misure rimediali.

La proposta sarà presentata al Parlamento ed al Consiglio Europeo per l’approvazione. Una volta adottata, gli Stati Membri avranno due anni per il recepimento.

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