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Ambiente

Classificazione HP14: un supporto per gli operatori

L’ISPRA pubblica una nota metodologica

A seguito dell’entrata in vigore del Reg. (UE) 997/2017, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) ha voluto fornire alcune indicazioni in merito alla valutazione e attribuzione della caratteristica di pericolo HP14 - Ecotossico.

Ha quindi predisposto e pubblicato in data 08/08/2018 una nota metodologica di supporto destinata agli operatori e agli organismi di controllo.

La nota richiama inizialmente i criteri ormai ben noti di attribuzione del codice del rifiuto, focalizzandosi successivamente sui riferimenti che intervengono nella procedura di valutazione dell’ecotossicità. Viene a tal riguardo ripreso sia l’approccio “standard”, che prevede l’applicazione del metodo convenzionale delle sommatorie, sia l’approccio sperimentale, che prevede l’applicazione dei pertinenti metodi di prova individuati dal regolamento (CE) n. 440/2008, corrispondenti a metodiche riportate dalle linee guida OCSE/OECD.
In riferimento al metodo delle sommatorie, vengono esplicitati i criteri di classificazione, già ampiamente illustrati in un nostro precedente approfondimento.

Riteniamo utile sottolineare, invece, come la nota richiami al riguardo quanto riportato nel documento della Commissione Europea “Orientamenti tecnici sulla classificazione dei rifiuti” secondo cui :

"Nel caso in cui il detentore del rifiuto disponga di qualche conoscenza in merito agli elementi del rifiuto ma non alle sostanze presenti nello stesso, si suggerisce di utilizzare il concetto di determinazione delle sostanze secondo uno scenario realistico corrispondente allo «scenario realistico più sfavorevole» per ciascun elemento identificato. Tali sostanze relative allo scenario realistico più sfavorevole dovrebbero essere determinate per ciascuna caratteristica di pericolo e successivamente dovrebbero essere utilizzate per la valutazione delle caratteristiche di pericolo. Le sostanze relative allo scenario realistico più sfavorevole dovrebbero essere determinate tenendo conto delle sostanze che potrebbero essere ragionevolmente presenti nei rifiuti (ad esempio in base alle sostanze utilizzate nel processo di generazione dei rifiuti in esame e alla chimica associata)”.

Lo scenario illustrato è quello ad es. dei metalli, che vengono generalmente determinati in maniera aspecifica, ma risultano invece presenti nel rifiuto sotto forma di composti o complessi. Il produttore del rifiuto deve quindi caratterizzare quanto più possibile il rifiuto stesso, partendo dalla propria conoscenza delle materie prime, del processo produttivo ecc., valutando eventualmente quali possono essere le specie chimiche maggiormente pericolose presenti in esso.
ISPRA inoltre chiarisce come la concentrazione delle sostanze utilizzata in tale approccio non debba essere quella rapportata al residuo secco del rifiuto né quella determinata nell’eluato, ma debba essere invece quella determinata nel rifiuto tal quale.

Per quanto riguarda invece l’approccio sperimentale, alternativo all’approccio standard, vengono ritenuti applicabili i seguenti test di cui alla parte C del Reg. (CE) n. 440/2008, ai fini di valutare gli effetti sui diversi livelli trofici:

  • metodo C.1 – Tossicità acuta per i pesci (OECD 203): saggio di tossicità acuta;
  • metodo C.2 – Saggio di immobilizzazione acuta in Daphnia sp. (OECD 202 – Parte 1);
  • metodo C.3 – Alghe di acqua dolce e ciano batteri, prova di inibizione della crescita (OECD 201)
  • metodo C.26 – Prove di inibizione della crescita di specie di Lemna (OECD 221) oppure, se necessario,
  • metodo C.20 – Prova di riproduzione con Daphnia magna (OCSE 211 o 202 Parte 2)

I metodi C.1 e C.2 sono saggi di tossicità acuta, mentre i metodi C26 e C20 sono saggi di tossicità cronica. Il metodo C.3 è invece un saggio a breve termine che fornisce endpoint sia acuti che cronici
Non sempre i test indicati risultano di facile attuazione in matrici complesse quali i rifiuti ed è dunque necessario sviluppare metodologie specifiche ed armonizzate, così come si legge anche nell’ottavo considerandum del Reg. (UE) 997/2017. In attesa di nuove metodiche, l’ISPRA rimanda per i casi più complessi alle indicazioni contenute nelle linee guida ECHA “Guidance on the Application of the CLP Criteria” (Version 5.0, July 2017) e nel documento OCSE/OECD:

OECD series on testing and assessment, Number 23, Guidance document on aquatic toxicity testing of difficult substances and mixtures, ENV/JM/MONO(2000)6”.

In aggiunta, la pericolosità a lungo termine dovrebbe seguire una procedura a step, tenendo eventualmente anche conto di dati quali la degradabilità ed il bioaccumulo delle sostanze, così come prescritto dal Reg. CLP per la classificazione delle sostanze.

Ricordiamo (così come anche ribadito nel documento di ISPRA) che, nel caso in cui la pericolosità del rifiuto sia stata valutata sia mediante una prova che utilizzando il metodo delle sommatorie, prevalgono i risultati della prova.

Fonte: http://www.isprambiente.gov.it/it/evidenza/ispra/approccio-metodologico-per-la-valutazione-della-caratteristica-di-pericolo-hp14-2013-ecotossico201d

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