add-cartarea-1area-2area-3area-4area-5area-6arrow-pointing-rightarrow-rightfacebookicon-calendar-2icon-calendaricon-clockicon-labelsicon-markericon-pcicon-pc_oldicon-puzzleiso-9001linkedinlogo_oldmarchiopaypal-2paypalpinterestsearchtwitter
Sicurezza prodotto

Resoconto del Workshop di EFSA sugli studi in vitro riguardanti i o studio del metabolismo dei pesticidi e la loro possibile applicazione in ambito di risk assessment

Nate diverse iniziative al fine di rendere quanto più agevole possibile l'applicazione della suddetta guida.

A seguito della recente pubblicazione della guida all’identificazione degli interferenti endocrini (ED), sono nate diverse iniziative al fine di rendere il più agevole possibile l’applicazione della suddetta guida.

Si è recentemente svolto un workshop di EFSA nel quale è stata discussa la modalità di utilizzo dei dati derivanti da studi in vitro sul metabolismo dei pesticidi per poter supportare la valutazione della rilevanza dei metaboliti (delle sostanze attive fitosanitarie) nell’attività di interferenti tiroidei. Il Regolamento (UE) 283/2013 prevede quanto segue “Occorre effettuare studi comparativi in vitro sul metabolismo nelle specie animali da utilizzare per gli studi cardine e su materiale di origine umana (microsomi o sistemi di cellule intatte) per determinare la pertinenza dei dati tossicologici relativi agli animali, nonché per fornire un orientamento all'interpretazione dei risultati ottenuti e per definire ulteriormente la strategia di sperimentazione”.

Sebbene non vi sia ancora una guida (1) specifica per condurre questa tipologia di studi, essi sono di utilizzo frequente nell’ambito preclinico farmaceutico. In precedenza, era già stata sottolineata l’esigenza di fornire una guida per delineare i requisiti minimi per condurre e valutare gli studi in vitro di comparazione metabolica, quindi uno dei punti focali dalla discussione intavolate durante il workshop è stato per l’appunto quello di analizzare e definire più nel dettaglio questa problematica, quantomeno a livello tiroideo.

In particolare, durante il workshop, è stato definito come “unique human metabolite” un metabolita mai rilevato durante studi in altre specie animali che viene ritrovato, ad una concentrazione pari o maggiore del 5% rispetto al parent compound, in studi effettuati su materiale di origine umana.

Sono stati quindi analizzati i diversi sistemi attualmente a disposizione (es. microsomi epatociti, S9 e altre linee cellulari), sono stati messi in luce i vari punti di forza e debolezza di queste metodiche e sono emersi alcuni criteri minimi per la conduzione, accettazione e interpretazione dei diversi studi.

Ad esempio, è stato stabilito che il test più appropriato dovrà necessariamente essere scelto sulla base dei dati a disposizione, quali metabolismo nel ratto e proprietà chimico-fisiche (es. solubilità), ma come prima scelta, si raccomanda l’esecuzione di test su epatociti o microsomi del fegato.

È stato sottolineato inoltre che lo scopo di questa tipologia di studi non deve limitarsi all’identificazione di “unique human metabolite” ma deve essere quello di indagare le differenze presenti anche tra le quattro specie animali più utilizzate a livello di studi tossicologici (ratto, cane, topo e coniglio) in modo da avere una visione il più globale possibile rispetto alla rilevanza dei dati ottenuti e all’identificazione della specie più sensibile rispetto alla sostanza in analisi.

Vengono inoltre delineati alcuni criteri secondo i quali i test in vitro dovrebbero essere eseguiti; ad esempio, si sottolinea l’importanza del rispetto delle GLP (Good laboratory prectice) e delle GIVIMP (Good In vitro Method Practices, OECD 2018) e dell’uso, preferibilmente, di test con sostanze radio-marcate.

Sebbene i processi che regolano il feedback, la produzione, il trasporto, l'attività e il metabolismo degli ormoni tiroidei siano qualitativamente simili tra le specie, esistono differenze quantitative che possono giocare un ruolo nella manifestazione di effetti avversi correlati alla tiroide.

Quindi, un altro impegno del workshop, è stato quello di delineare il ruolo degli studi di induzione enzimatica comparativa come evento chiave nell'attivazione del recettore nucleare epatico, induttore di effetti avversi a livello tiroideo e la sua rilevanza per la salute umana in un approccio di Weight of evidence (WoE).

Il gruppo si è quindi focalizzato sull’individuazione dei possibili differenti eventi chiave e sulla misurazione di quest’ultimi delineando diverse metodiche con le quali è possibile analizzarli e misurarne l’entità.

In conclusione, le discussioni hanno delineato meglio:

  • la quantità minima di informazioni che dovrebbero essere fornite per soddisfare i requisiti del regolamento,
  • i test in vitro più adatti a identificare possibili differenze tra specie a livello metabolico,
  • delineato i principali eventi chiave nell’interferenza a livello tiroideo mediata dal fegato,
  • le metodiche per la misurazione degli eventi chiave per l’insorgenza dell’effetto avverso,
  • e come i dati del metabolismo possono essere utilizzati in un approccio basato sul peso dell’evidenza.

Infine, dal seminario è emersa chiaramente la necessità di redigere un documento orientativo su come condurre e interpretare al meglio gli studi per l'identificazione dei metaboliti umani e il lavoro svolto durante il workshop potrebbe rappresentarne “la pietra miliare”.

Fonte: EFSA

Note:

(1) Technical report on the outcome of the pesticides peer review meeting on general recurring issues in mammalian toxicology. EFSA supporting publication 2016:EN-1074. 24 pp.

Come possiamo aiutarti?

Formazione

Normachem offre un ampio programma di formazione rivolto alle aziende.

Vedi tutti i corsi

Servizi

Servizi completi per valutare i rischi e massimizzare la sicurezza.

Scopri di più

Contattaci

Scrivici per avere informazioni più approfondite sui nostri servizi, corsi e convegni.

Scrivici
Top