L’Italia sviluppa nuovi metodi analitici per lo studio delle sostanze contenute negli inchiostri
Il progetto è stato finanziato e coordinato dal Ministero della Salute in previsione della ormai prossima restrizione sugli inchiostri per tatuaggi e make-up permanente
La restrizione per alcune sostanze critiche all’interno di inchiostri per tatuaggi e make-up permanente sta per diventare realtà. A partire dal 2016, anno in cui l’Italia assieme ad altri Stati Membri ha notificato la propria intenzione, la proposta ha attraversato i diversi step previsti dalla procedura di restrizione, superando la fase di consultazione pubblica, la valutazione da parte del comitato per la valutazione dei rischi (RAC) e quella del comitato per l’analisi socioeconomica (SEAC), le cui bozze sono state anch’esse oggetto di consultazione pubblica. Entrambi i comitati hanno concluso che l’introduzione di una restrizione sia la misura più adeguata per controllare i rischi messi in evidenza nella proposta. I pigmenti utilizzati infatti non sono prodotti specificatamente per applicazioni intradermiche, sono pertanto spesso sostanze con bassa purezza e possono contenere intenzionalmente o non intenzionalmente sostanze pericolose, che permangono e si diffondono all’interno dell’organismo.
I pareri del RAC e del SEAC sono stati presentati alla Commissione Europea, che formalizzerà la propria decisione finale, di cui siamo ora in attesa.
In questo contesto, dal 2016 il Ministero della Salute ha finanziato e coordinato un progetto interlaboratorio per lo sviluppo di metodi armonizzati che consentano di determinare le sostanze utilizzate negli inchiostri per tatuaggi e make-up permanente, con focus sulle ammine aromatiche primarie, ftalati e pigmenti. Il progetto volgerà al termine il 20 agosto e i risultati preliminari sono già stati presentati in presenza della Commissione Europea e delle Autorità Competenti degli Stati Membri dello Spazio Economico Europeo in occasione di una conferenza tenutasi a Roma lo scorso 11 giugno.
Fonte: ChemicalWatch
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